Certamente vi sarà capitato, girando per le città italiane o straniere, di vedere delle finestre finte su facciate di antichi palazzi, ville d’epoca, dimore storiche. In alcuni casi le aperture originarie risultano murate, molte altre volte sono dipinte ed in alcuni casi sono presenti solo cornici e davanzali, senza le reali aperture per le finestre.
Qualcuno si sarà sicuramente chiesto il motivo per cui, su edifici più o meno signorili, alcune aperture esistenti siano state successivamente chiuse o, in molti altri casi, non siano state nemmeno realizzate ma semplicemente rappresentate con la tecnica del Trompe-l’Oeil.
C’è sempre un valido motivo e, in questo caso, il perché è presto detto:
le finte finestre nascono con l’introduzione di una tassa… sulle finestre.
Della particolare tassa, troviamo menzione nella legislazione di diverse nazioni Europee; per esempio la ritroviamo nel Regno Unito dal 1695 al 1851, dal 1798 al 1926 in Francia, fino al 1910 in Spagna e nei Paesi Bassi dal 1821 al 1896.
E in Italia? Può essere che una tassa simile non esistesse anche da noi? Facendo alcune ricerche in rete, ci accorgiamo subito che i legislatori italiani di varie epoche storiche certo “non se la sono lasciata scappare”.
Nel 1848 fu introdotta in Sicilia. A Bologna si pagava già dal 1799, con un versamento di una lira per ogni finestra.
Sempre nel ‘700 fu applicata nella Repubblica Ligure, dove si tassavano gli immobili sulla base del numero di finestre: minore di cinque, nessuna tassa; dalla sesta in avanti, 1 lira a finestra, nel caso di piccoli edifici. Se la dimora contemplava più di cinquanta finestre, si pagavano 60 lire.
Le finestre finte caratterizzano i palazzi di molte città italiane e questo ci porta a supporre che la tassa fosse in vigore e diffusa pressoché ovunque nel paese.
In sostanza pur di risparmiare o rientrare nell’aliquota più bassa, i proprietari, in modo particolare i nobili maggiormente colpiti dalla legislazione del tempo, iniziarono a murare le finestre esistenti nelle loro proprietà immobiliari.
Per mantenere la simmetria dei palazzi ed il gusto estetico, molti fecero decorare gli esterni da pittori, riproducendo tridimensionalmente finestre, davanzali e vasi di fiori.
Forse è proprio per questo che le finestre si chiamano anche “imposte”?
La storia delle ville e delle dimore storiche ci appassiona da sempre. In Italia, ma come abbiamo detto anche in molti paesi europei, il “fenomeno delle finestre dipinte” era ed è a tutt’oggi diffuso, tanto da suggerirci di condividere con voi questa bizzarra notizia.
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